giovedì 29 settembre 2011

Television: sleepeing pill for the mind


Politics, sportr and cooking. Once television offered (among the rest) theatrical plays, classical music, culture and knowledge. Then someone must have realized that those were things that helped the people to be al little more clever and therefore that same "someone" decided to cut them dead.
And lately, the moment we switch our tv on, what we get is a rather limited choice: cooking programmes with well known and wannabe gourmets, old and young people telling their sad stories accompanied by lots of tears (apparently tears on tv are very popular), politicians who shout at each other so that nobody will understand the nothing that's in their ideas ..... and sports lots of sports. Actually, football (soccer) lots of football. Hours and hours devoted to review tens of times the same few seconds of a match. And matches spread to cover every single day of the week. Anyone watching our tv would think that there's only one sport practiced in Italy: football! Who cares if an italan athlete or team gains a gold medal in some forgotten world competition of (just to say one) fencing or marathon. Who cares for athletes who haven't got a famopus sponsor? Who cares to celebrate an athlete who's spent time and energies (and probably some of his/her own money) to reach a gold medal in a world competition? If she/he hasn't got a rich sponsor then that means she/he is practicing a sport that doesn't deserve consideration.
And the torpor of the mind is so widespread that many of us don't even realize that there're so many commentators on the media who everyday try to convince us that trusting the future of our country to a whore is something quite right. That if a phone tappin discloses a crime, it's the tapper not the criminal that should be prosecuted. That a mafia boss who refuses to confess is a hero. That a politician who's acting in favour of a mafia boss but is also a sustain for the government can't be taken to court. That a politician who gets 140,000 euros a year is in his full right to declare himself almost a pauper, forgetting that someone in this country is expected to survive with 5,000 euros a year. This is a country where the media (television first) have killed the capacity of getting indignant for the injustice, for the abjection, for the arrogance of those who rule it. There are still those who survive to this wave of torpor but it seems the rulers of this country are working at a law that will put them to rest soon. This goverment had promised innovation, enterprise and information. At the moment what we've got is enterprises shutting down, ignorance and misinformation.

mercoledì 28 settembre 2011

La TV sonnifero della mente

Politica, sport e cucina. Un tempo la Tv offriva (anche) teatro, musica classica, cultura, conoscenza. Poi qualcuno si deve essere accorto che erano cose che mantenevano l'intelligenza attiva e ha deciso di staccare la spina. E da qualche anno in qua, se accendiamo la Tv ci troviamo davanti a ben poche alternative: programmi con grandi cuochi o famosetti aspiranti a passare per tali, vecchi e giovani che raccontano le loro vite abbondantemente corredate da lacrime e commozione, politici che si urlano addosso per nascondere il nulla e sport, tanto sport. Anzi, no. Mi correggo: calcio, tanto calcio. Ore e ore passate a rivedere decine di volte la stessa azione, ore ed ore passate a discutere sui centimetri che fanno o non fanno un fuorigioco, ore e ore ad esaltare il "tocco delizioso" di uno strapagato mito calcistico. In compenso pochi secondi per dare conto di una vittoria mondiale di qualche atleta "vero" che fatica e si sacrifica nella pratica di uno sport vero, per il quale magari si spende di tasca propria pur di praticarlo. Il torpore della mente è così generalizzato che non ci si rende neppure conto che fior di opinionisti stanno cercando, ogni giorno, di convincerci che affidare le sorti del nostro paese alla prima puttana di passaggio è cosa buona e giusta. Che se una intercettazione telefonica ci dimostra che qualcuno ha commesso un reato, non ci si deve indignare contro il colpevole del reato ma contro chi ha permesso che si venisse a sapere. Che se un mafioso si rifiuta di fare i nomi dei complici è un eroe. Che se un politico in odore di mafia è amico del mafioso ma contribuisce a tenere in piedi un governo, allora si deve far di tutto per evitare che venga condannato. Che se un politico si dichiara povero visto che percepisce SOLO 140.000 euro all'anno va capito e non si può, anzi non si deve considerarlo un privilegiato anche se ci sono anziani non ce la fanno a vivere con i 400 euro al mese di pensione, o amiglie che non riescono a sopravvivere con 1.000 euro al mese. Questo è un paese in cui la televisione ha ucciso la capacità di indignarsi per le ingiustizie, per le infamità per l'arroganza di chi lo governa. Alcuni si salvano grazie ad internet ma pare che presto riusciranno a fermare anche loro. Il governo delle tre I (internet, inglese, impresa) otterrà finalmente un paese delle tre I: impunità, ignoranza,indifferenza.

lunedì 19 settembre 2011

L'orgoglio di una novantenne



L'ho detto spesso: farsi Rimini-Milano in moto in autostrada è una noia mortale. Per fortuna ho la musica nelle orecchie. Oggi (sabato 17 settembre 2011) ho deciso che, al posto dei Deep Purple e Led Zeppelin e soci, mi farò accompagnare da Tchaikowsky, Mozart, Brahms e un po' di Behethoven. Niente Strauss: non è consigliabile ondeggiare a ritmo di valzer viennese sulla A1!
Finalmente sono sulla superstrada per Lecco e già si capisce che più in su, in quella cittadina di 10.000 abitanti sul lago di Como che i guzzisti riconoscono come mamma della loro passione, ci sarà un bello spettacolo. Mi fermo a fare benzina poco prima di Lecco e scambio qualche saluto con gli altri "figli dell'aquila" che stanno facendo il pieno. La cassiera ci guarda perplessa. Sarebbe meglio dire guarda perplessa i logo della Moto Guzzi che tutti portiamo sulle nostre giacche e si vede che ha una curiosità da soddisfare: "Ma voi della Guzzi vi siete dati appuntamento tutti oggi? E' da questa mattina che ne continuano a passare!" Le spieghiamo che oggi non è questione di appuntamento, oggi è un compleanno importante: 90 anni di moto, novanta anni di successi, di cadute, di minacce di chiusura, di rinascite. 90 anni nonostante i DeTomaso, nonostante le voglie edilizie di Ivano Beggio (ex patron Aprilia) e nonostante la voglia di delocalizzazione di Colaninno. La vecchia fabbrica di Mandello è ancora lì anche grazie a migliaia di innamorati della Guzzi che si sono dati appuntamento poco tempo fa per il "Moto di protesta" che ha contribuito a far cambiare idea al "signor Piaggio".
Esco dalla superstrada e mi devo fermare. Solo per poco. Le auto dovranno fermarsi molto più a lungo. La strada è stretta ma i guzzisti riescono a farsi un po' di spazio e ad avanzare fino alla meta. Arrivo nel parco cittadino e per fortuna gli amici del Moto Guzzi World Club di Rimini sono venuti qui il giovedì ed hanno montato le due tende da otto posti tenendo anche un po' di spazio per chi veniva con la propria tenda. Nel pomeriggio non ci sarà più un metro quadrato di verde a disposizione. Ho visto mettere le tende sul ciglio delle strade, sulla ghiaia della riva del lago, moto parcheggiate sul sagrato di una chiesa o in cortili gentilmente forniti dagli abitanti del posto.
Verso sera sapremo di essere più di ventimila. L'atmosfera ha un solo denominatore comune: il sorriso. E gli italiani si sentono nel cuore l'orgoglio di vedere il tricolore (altro che il sole padano , IL VERDE COL BIANCO E COL ROSSO) portato addosso da migliaia di francesi, tedeschi, austriaci e persino australiani e americani. E ti senti addosso la voglia di ringraziare una trentacinquenne finlandese che è venuta da Tampere sulla sua Nevada 750 per rendere omaggio a questa aquila novantenne e l'australiano che ha il casco dipinto in tricolore con l'aquila sul retro e sul rosso la sagoma della sua terra. E la pioggia ci prova a smorzare l'entusiasmo ma non c'è niente da fare: siamo qui per far festa e non ce la faremo scappare. A mezzanotte le ultime note del rock dal palco si spengono ma non si spegne la voglia di stare insieme e sarà dura dormire fino quasi all'alba. E il risveglio è sotto una pioggia battente ma chissenefrega! E' stata una celebrazione come doveva essere e speriamo davvero che mister Colaninno abbia capito che la passione può far dimenticare anche le tecnologie esasperate made in Japan. Riprendo la strada sotto il diluvio ma non sono solo: in pratica è un'unica colonna di Guzzi che scende da Lecco verso Milano e nessuno si preoccupa se ci vorrà un'ora in più, nessuno sente il desiderio di mostrare agli altri che "lui ha più manico". E' un altro modo di sentirsi insieme, anche se non siamo seduti ad un tavolo con una birra davanti. E' un altro modo di sapere che condividiamo uno spirito "diverso": l'orgoglio per una tradizione, il piacere di andare dappertutto senza la frenesia della corsa ma col piacere delle "good vibrations" trasmesse dal bicilindrico dell'aquila.

lunedì 12 settembre 2011

Il telefonino selvaggio

Ho da tempo accettato l'idea che, con l'avanzare dell'età si diventa più insofferenti e brontoloni. E che la nostra pazienza sembra aver ristretto le sue capacità. Però ci sono occasioni in cui non ce la facio proprio ad essere tranquillo e paziente. Una di queste occasioni mi è capitata ieri sera (11 settembre 2011) ad un concerto di musica classica. Fondamentalmente mi considero un rockettaro ma non disdegno un buon concerto di classica se ne ho l'occasione. Ho sempre pensato che la classica abbia una sua sacralità che va rispettata. Se gli orchestrali sono tradizionalmente in completo scuro camicia bianca e cravatta scura (gli uomini) e in abito lungo o quanto meno semielegante (le donne) mi sembra logico che anche il pubblico dovrebbe indossare un abbigliamento di conseguenza. Pare però che negli ultimi tempi la cosa non sia poi tanto condivisa se mi è capitato di incrociare uomini attorno alla quarantina in bermuda e ventenni con jeans sdruciti e cappelletto stile baseball USA. Vabbè, chiudiamo un occhio! Ma dover sopportare per tutta la durata del concerto il lampeggiare di un telefonino o di un blackberry, mi dispiace ma proprio non lo sopporto. E mi sono trattenuto dal comunicare alle due persone telefoninodipendenti quello che pensavo di loro solo perchè ero in posizione abbastanza defilata rispetto a loro. Ma posso benissimo immaginare il fastidio di coloro che stavano a fianco o immediatamente dietro. Onestamente mi piacerebbe sentire dalla viva voce di queste due persone che tipo di piacere abbiano potuto trarre da una esecuzione piacevolissima della sinfonia n° 4 di Tchaikowsky se la loro attenzione era concentrata sul quadrante del maledetto apparecchietto. Badate che non sono un oppositore della evoluzione comunicativa ma penso che comportamenti del genere siano più lo specchio di una involuzione mentale.