martedì 27 dicembre 2011

Comunista ?

C'è chi mi ha etichettato comunista con un sorriso bonario e chi invece mi considera ferocemente tale e quindi, di tanto in tanto, ripenso a me stesso e mi chiedo se davvero io lo sia. E mi torna in mente la vecchia canzone di Gaber con un testo lunghissimo ma così condivisibile:
Se ero comunista? Mah? In che senso? No voglio dire…
qualcuno era comunista perché era nato in Emilia - La Romagna credo vada bene lo stesso
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il "Paradiso Terrestre". Ecco, questo mai
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica. Ecco, questo forse sì
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Come manca uno come lui alla politica italiana (pardon .. alla sgangherata sinistra italiana)
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
E qui ci metto la firma
Qualcuno era comunista perché guardava sempre RAI TRE. Forse sì .. ma cosa si può guardare in alternativa senza pensare di essersi bevuti il cervello?
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Deprimente doverlo ammettere ma è la verità
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.

Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera. Non credo ci sia bisogno di commentare
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana. Forse sono la stessa cosa
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
E quando desideravo una morale diversa da quella democristiana degli Andreotti, Forlani, DeMita ecc. non immaginavo che saremmo precipitati nella morale puttanesca di Berlusconi & Co.


Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani "ipotetici". E ora? Anche ora ci si sente come in due, da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si é rattrappito. E resta solo la tristezza e a volte la rabbia ma soprattutto la paura di pensare a cosa ha in serbo il domani per il mio nipotino

E sono sicuramente comunista quando penso che il salario massimo per un dirigente (sia esso politico, industrile o finanziario) non dovrebbe essere mai superiore di dieci volte quello di un operaio.

Sono sicuramente comunista quando penso che la scuola dovrebbe essere statale e gratuita almeno fino a sedici anni

Sono sicuramente comunista quando penso che è molto più immorale che tanti bambini muoiano di fame piuttosto che due uomini si bacino appassionatamente o due donne vogliano costruire insieme un legame familiare.

Sono sicuramente comunista quando penso che solo in Italia la chiesa può permettersi di dare consigli su come e chi votare, può permettersi di parlare di dignità della vita ma rifiutarsi di condannare come meritano quei preti che violano la vita di tanti innocenti.

Sono sicuramente comunista quando penso che prima di considerare un crimine l'immigrazione clandestina si dovrebbero mettere in galera gli sfruttatori di quella immigrazione, coloro che li schiavizzano nei campi, nelle officine e nelle piccole imprese.

giovedì 15 dicembre 2011

Sempre meno memoria

I leghisti che fanno casino in parlamento non sono una novità ma che ci sia ancora qualcuno che li apprezza significa proprio che, almeno un 6% degli italiani (prevalentemente posizionati al nord) si sono bevuti il cervello, forse inquinato dalle acque dei tanti affluenti del Po che si portano dietro un discreto inquinamento. Come si fa a dimenticare che questi signori hanno governato per otto anni negli ultimi dieci? Che hanno avvallato lo stallo del parlamento per tutti questi anni, impegnati a sostenerte Berlusconi nella sua lotta per tenersi il suo impero contro i magistrati mentre l'economia andava a puttana? Che sbraitano su Roma ladrona e non battono ciglio sui 13.000 euro ad un incapace che non è riuscito a prendere un diploma nemmeno pagando i diplomifici? Che trovano normalissimo che la Gelmini elargisca 800.000 euro sottratti alla scuola pubblica per fare un favore alla signora Bossi? Scrivono sui cartelli "Basta tasse". Adesso? Adesso lo scrivono? E dove erano quando la pressione fiscale saliva sopra il 45%. Dove erano loro quando Sacconi permetteva a Marchionne - con l'aiuto di Bonanni e Angeletti - di massacrare i lavoratori FIAT e di spostare l'industria italiana negli USA per ripagare i prestiti di Obama? Quanto è servita la Lega agli operai del Nord? Quanto è servita la Lega ai piccoli imprenditori del Nord? Forse qualcuno, in queste categorie, si sta accorgendo che è stato preso per il culo dai fazzoletti verdi. Forse è per questo che il partito con gli elettori dal più basso livello culturale della nazione sta mettendo su questo casino: per nascondere il fatto che dei "nordisti" non gliene frega nulla. Molto più importante salvarsi il culo sulla poltrona.

giovedì 1 dicembre 2011

Sconfiggere il tempo

Sì, lo so che non è possibile, che è utopia, che è una pia illusione. Il tempo non lo si sconfigge. Non si arresta il suo lento scorrere ed il suo incidere sul nostro corpo e sulla nostra mente. Però, a volte, può capitare qualcosa che ti fa sentire improvvisamente più giovane, qualcosa che ti dà una carica rinnovata e ti ritrovi con mille pensieri in testa. E vorresti che il tempo fosse un qualcosa di fisico, vorresti che fosse un altro uomo, un altro te stesso, uno al quale sbattere in faccia quel tuo piccolo successo, quella tua grande soddisfazione che fa sì che adesso gli anni che hai addosso ti sembrino un po' di meno anzi, molti di meno. E come si fa a non sentirsi addosso questa piacevole euforia quando, a quasi settant'anni, una casa editrice decide che un tuo romanzo vale la pena di essere pubblicato, che per la prima volta ci sarà in libreria un libro "vero" con il tuo nome sulla copertina?
Sì, lo so che di romanzi se ne pubblicano fin troppi e che probabilmente di copie se ne venderanno ben poche a paragone dei best sellers ma il fatto che qualcuno abbia deciso di investire una cifra, anche se piccola, sulle tue potenzialità può avere un solo effetto: il tempo sotto forma di altro uomo, di altro te stesso, per il momento è andato ko e tu ti senti improvvisamente più leggero senza tutto il peso dei tuoi anni sulle spalle.

martedì 29 novembre 2011

I mostri telegenici

Michele Misseri, l'uomo (uomo?) che si è autoaccusato dell'omicidio di Sarah Scazzi (e poi ha smentito e poi si è di nuovo accusato e poi ha smentito e poi ....) è stato ospitato - dietro lauto compenso - in una trasmissione di Canale 5. Immagino che il livello di audience sia stato altissimo. E mi chiedo: quanti siamo rimasti a renderci conto che questi maledetti che gestiscono le televisioni stanno portando una nazione ad un abbrutimento morale difficilmente riscontrabile altrove? Quanti siamo rimasti a non accettare che la realtà italiana sia quella rappresentata dai partecipanti ai vari "Grande fratello" o "Isola dei famosi" o cazzate televisive dello stesso genere. Guardo le televisioni degli altri paesi europei e ci trovo gli stessi reality show, gli stessi quiz o gli stessi serials ma ci trovo anche concerti di musica clasica, film d'autore e film idioti, dibattiti politici dove non si urla, documentari e programmi culturali. Insomma una scelta possibile per chi non ne può più dei plastici della scena del delitto, della lacrima facile di chiunque, dell'assassino di turno che viene quasi esaltato o quanto meno trasformato in vittima. E mi monta dentro una rabbia sorda e mi piacerebbe andare alla finestra e cominciare ad urlare come nel fil "Quarto potere". Ma mi rendo conto che, a differenza di quel film, sarebbero ben pochi quelli che seguirebbero il mio esempio perchè mi pare proprio che le TV monopolizzate da quella vittima dei magistrati che l'Italia ha eletto a grande simbolo, hanno narcotizzato a dovere la larga parte di questo paese.

mercoledì 16 novembre 2011

E la RAI?

Adesso che non c'è più un totem da adorare giornalmente, adesso che si è costituito un governo dove mancano in modo clamoroso battone travestite da ministre, arroganti vendicativi travestiti da esperti e incapaci travestiti da intelligenti, potremo avere dei TG che non ci propinino come notizione imperdibili l'ultima inchiesta sui gusti mangerecci degli islandesi o sulle sfilate di moda canina nel Liechtestein? Potremo tornare a telegiornali che non ci spaccino propaganda per informazione? Potremo magari tornare anche a dibattiti politici nei quali non ci sia l'esigenza di urlare più forte di quello che abbiamo di fronte? E magari potremo anche avere una dirigenza RAI che non butti nel cesso milioni di euro di pubblicità pur di togliersi il fastidio d trasmissioni un pochino scomode per il piccolo dittatorello?

sabato 5 novembre 2011

Stancarsi

Arrivano, a volte nella vita, momenti in cui ci si sente stanchi di tutto, momenti in cui ci si chiede se davvero vale la pena di lottare per un futuro incerto. E certi momenti arrivano ancor più spesso e li si avverte ancor più pesanti quando gli anni cominciano ad avere un loro fardello. Arrivi in prossimità dei settanta, ti guardi indietro e ti chiedi se davvero hai fatto tutto quello che potevi. E ovviamente la risposta è no, o perlomeno, non del tutto. Perchè se davvero tu avessi fatto l'impossibile, se davvero tu avessi analizzato freddamente il mondo che ti circondava - e ti circonda tuttora - se davvero tu fossi riuscito a mantenere la giusta freddezza ed il giusto cinismo, adesso tuo figlio non dorebbe dibattersi nella morsa del mutuo per avere la sua casa, nelle arrabbiature di un lavoro iniziato per convinzione e continuato per dovere, nelle difficoltà di tirare su un figlio piccolo in questo mondo che sta ripiegandosi su se stesso verso un ritorno ai privilegi del ricco e allo sfruttamento del povero. E se non ti arrivasse addosso questa stanchezza - più mentale che fisica - sicuramente da qualche parte la troveresti la forza di essere davvero te stesso, di rispettare le tue idee e mandare affanculo chi sta dalla parte del padrone, dalla parte di quello che sta sputtanando la tua terra, che sta distruggendo la cultura della tua terra, dalla parte di coloro che hanno la sfacciataggine di dire pubblicamente che fanno fatica a tirare avanti con un mensile che è 30 volte la pensione di quelli che fanno fatica a sopravvivere. Da qualche parte la troveresti la forza di mandare affanculo pubblicamente, anche per strada, anche in qualche posto affollato - specialmente in qualche posto affollato - chiunque stia ancora dalla parte degli "eletti dal popolo", quegli eletti che il popolo non ha mai votato individualmente. Da qualche parte bisognerebbe trovarla, la forza di mandarli affanculo, loro ed i loro sostenitori, anche se fra i loro sostenitori ci sono parenti ed amici perchè questi parenti ed amici contribuiscono al male del nostro paese e non è giusto continuare a permetterglielo. Bisognerebbe trovarla questa forza, la forza di superare la stanchezza che in certi giorni ti arriva addosso.

venerdì 21 ottobre 2011

Chi è il vigliacco ?

Mi piacerebbe che qualcuno di quel migliaio di violenti che si sono divertiti a sfogare la loro voglia di violenza, rovinando la manifestazione del 15 ottobre a Roma leggesse queste poche righe e soprattuto questa domanda: chi è il vigliacco?
- E' più vigliacco il padre di famiglia che giornalmente si fa il culo per riuscire a mantenere i suoi, quello stesso padre che magari ha portato con sè i suoi figli alla manifestazione per far fare anche a loro un esercizio di democrazia o quello che protetto dal gruppo, dall'anonimato, dall'assuefazione alla violenza dà fuoco ad un'auto?
- E' più vigliacco chi crede nella non violenza e sacrifica un sabato per poter mostrare il suo dissenso da questa classe politica di magnaccia o quello che approfitta della folla e vi si nasconde per sfuggire alla polizia dopo aver lanciato di tutto e magari contribuito a ferire qualche poliziotto?
Se voi, finti o veri black block, ultras idioti trasferiti per un pomeriggio dallo stadio al centro cittadino, ragazzini annoiati in cerca di emozioni "vere" volevate mostrare il vostro coraggio, avreste dovuto dare l'assalto al blocco compatto che proteggeva i palazzi degli sfruttatori di questo paese. Lì avreste potuto avere un momento di sostegno, almeno simbolico, da parte degli altri, dei dimostranti pacifici . Ma dare l'assalto a quel blocco, scontrarsi davvero con i protettori dei magnaccia era una cosa rischiosa. Meglio, molto meglio evitare la figuraccia. Immagino sarete contenti. Avete perfino avuto modo di gloriarvi della vostra bella impresa su un paio di siti internet. Che bravi! Encomiabili quasi quanto i brigatisti che nei sanguinari anni '70 colpivano più a sinistra, fra coloro che erano colpevoli di stare dalla parte degli operai e dei poveri, coloro che erano colpevoli di farlo in modo "democratico". Encomiabili come coloro che uccisero Moro, il politico che stava provando a percorrere una strada di pacificazione di questa misera nazione. Troppo difficile per quelli degli anni '70 colpire i veri nemici: gli Andreotti e i KoSSiga. Molto più facile prendersela con Moro o con i Walter Tobagi e quelli come lui che erano armati solo della loro penna e non di una mitraglietta. I brigatisti di allora non erano "compagni che avevano sbagliato", erano gente che stravolgeva la giustezza degli ideali piegandoli alla loro incapacità di accettare un processo democratico. Voi siete ancora peggio perchè non avete neppure la giustificazione di un ideale: avete solo l'idiozia della violenza per la violenza.

giovedì 29 settembre 2011

Television: sleepeing pill for the mind


Politics, sportr and cooking. Once television offered (among the rest) theatrical plays, classical music, culture and knowledge. Then someone must have realized that those were things that helped the people to be al little more clever and therefore that same "someone" decided to cut them dead.
And lately, the moment we switch our tv on, what we get is a rather limited choice: cooking programmes with well known and wannabe gourmets, old and young people telling their sad stories accompanied by lots of tears (apparently tears on tv are very popular), politicians who shout at each other so that nobody will understand the nothing that's in their ideas ..... and sports lots of sports. Actually, football (soccer) lots of football. Hours and hours devoted to review tens of times the same few seconds of a match. And matches spread to cover every single day of the week. Anyone watching our tv would think that there's only one sport practiced in Italy: football! Who cares if an italan athlete or team gains a gold medal in some forgotten world competition of (just to say one) fencing or marathon. Who cares for athletes who haven't got a famopus sponsor? Who cares to celebrate an athlete who's spent time and energies (and probably some of his/her own money) to reach a gold medal in a world competition? If she/he hasn't got a rich sponsor then that means she/he is practicing a sport that doesn't deserve consideration.
And the torpor of the mind is so widespread that many of us don't even realize that there're so many commentators on the media who everyday try to convince us that trusting the future of our country to a whore is something quite right. That if a phone tappin discloses a crime, it's the tapper not the criminal that should be prosecuted. That a mafia boss who refuses to confess is a hero. That a politician who's acting in favour of a mafia boss but is also a sustain for the government can't be taken to court. That a politician who gets 140,000 euros a year is in his full right to declare himself almost a pauper, forgetting that someone in this country is expected to survive with 5,000 euros a year. This is a country where the media (television first) have killed the capacity of getting indignant for the injustice, for the abjection, for the arrogance of those who rule it. There are still those who survive to this wave of torpor but it seems the rulers of this country are working at a law that will put them to rest soon. This goverment had promised innovation, enterprise and information. At the moment what we've got is enterprises shutting down, ignorance and misinformation.

mercoledì 28 settembre 2011

La TV sonnifero della mente

Politica, sport e cucina. Un tempo la Tv offriva (anche) teatro, musica classica, cultura, conoscenza. Poi qualcuno si deve essere accorto che erano cose che mantenevano l'intelligenza attiva e ha deciso di staccare la spina. E da qualche anno in qua, se accendiamo la Tv ci troviamo davanti a ben poche alternative: programmi con grandi cuochi o famosetti aspiranti a passare per tali, vecchi e giovani che raccontano le loro vite abbondantemente corredate da lacrime e commozione, politici che si urlano addosso per nascondere il nulla e sport, tanto sport. Anzi, no. Mi correggo: calcio, tanto calcio. Ore e ore passate a rivedere decine di volte la stessa azione, ore ed ore passate a discutere sui centimetri che fanno o non fanno un fuorigioco, ore e ore ad esaltare il "tocco delizioso" di uno strapagato mito calcistico. In compenso pochi secondi per dare conto di una vittoria mondiale di qualche atleta "vero" che fatica e si sacrifica nella pratica di uno sport vero, per il quale magari si spende di tasca propria pur di praticarlo. Il torpore della mente è così generalizzato che non ci si rende neppure conto che fior di opinionisti stanno cercando, ogni giorno, di convincerci che affidare le sorti del nostro paese alla prima puttana di passaggio è cosa buona e giusta. Che se una intercettazione telefonica ci dimostra che qualcuno ha commesso un reato, non ci si deve indignare contro il colpevole del reato ma contro chi ha permesso che si venisse a sapere. Che se un mafioso si rifiuta di fare i nomi dei complici è un eroe. Che se un politico in odore di mafia è amico del mafioso ma contribuisce a tenere in piedi un governo, allora si deve far di tutto per evitare che venga condannato. Che se un politico si dichiara povero visto che percepisce SOLO 140.000 euro all'anno va capito e non si può, anzi non si deve considerarlo un privilegiato anche se ci sono anziani non ce la fanno a vivere con i 400 euro al mese di pensione, o amiglie che non riescono a sopravvivere con 1.000 euro al mese. Questo è un paese in cui la televisione ha ucciso la capacità di indignarsi per le ingiustizie, per le infamità per l'arroganza di chi lo governa. Alcuni si salvano grazie ad internet ma pare che presto riusciranno a fermare anche loro. Il governo delle tre I (internet, inglese, impresa) otterrà finalmente un paese delle tre I: impunità, ignoranza,indifferenza.

lunedì 19 settembre 2011

L'orgoglio di una novantenne



L'ho detto spesso: farsi Rimini-Milano in moto in autostrada è una noia mortale. Per fortuna ho la musica nelle orecchie. Oggi (sabato 17 settembre 2011) ho deciso che, al posto dei Deep Purple e Led Zeppelin e soci, mi farò accompagnare da Tchaikowsky, Mozart, Brahms e un po' di Behethoven. Niente Strauss: non è consigliabile ondeggiare a ritmo di valzer viennese sulla A1!
Finalmente sono sulla superstrada per Lecco e già si capisce che più in su, in quella cittadina di 10.000 abitanti sul lago di Como che i guzzisti riconoscono come mamma della loro passione, ci sarà un bello spettacolo. Mi fermo a fare benzina poco prima di Lecco e scambio qualche saluto con gli altri "figli dell'aquila" che stanno facendo il pieno. La cassiera ci guarda perplessa. Sarebbe meglio dire guarda perplessa i logo della Moto Guzzi che tutti portiamo sulle nostre giacche e si vede che ha una curiosità da soddisfare: "Ma voi della Guzzi vi siete dati appuntamento tutti oggi? E' da questa mattina che ne continuano a passare!" Le spieghiamo che oggi non è questione di appuntamento, oggi è un compleanno importante: 90 anni di moto, novanta anni di successi, di cadute, di minacce di chiusura, di rinascite. 90 anni nonostante i DeTomaso, nonostante le voglie edilizie di Ivano Beggio (ex patron Aprilia) e nonostante la voglia di delocalizzazione di Colaninno. La vecchia fabbrica di Mandello è ancora lì anche grazie a migliaia di innamorati della Guzzi che si sono dati appuntamento poco tempo fa per il "Moto di protesta" che ha contribuito a far cambiare idea al "signor Piaggio".
Esco dalla superstrada e mi devo fermare. Solo per poco. Le auto dovranno fermarsi molto più a lungo. La strada è stretta ma i guzzisti riescono a farsi un po' di spazio e ad avanzare fino alla meta. Arrivo nel parco cittadino e per fortuna gli amici del Moto Guzzi World Club di Rimini sono venuti qui il giovedì ed hanno montato le due tende da otto posti tenendo anche un po' di spazio per chi veniva con la propria tenda. Nel pomeriggio non ci sarà più un metro quadrato di verde a disposizione. Ho visto mettere le tende sul ciglio delle strade, sulla ghiaia della riva del lago, moto parcheggiate sul sagrato di una chiesa o in cortili gentilmente forniti dagli abitanti del posto.
Verso sera sapremo di essere più di ventimila. L'atmosfera ha un solo denominatore comune: il sorriso. E gli italiani si sentono nel cuore l'orgoglio di vedere il tricolore (altro che il sole padano , IL VERDE COL BIANCO E COL ROSSO) portato addosso da migliaia di francesi, tedeschi, austriaci e persino australiani e americani. E ti senti addosso la voglia di ringraziare una trentacinquenne finlandese che è venuta da Tampere sulla sua Nevada 750 per rendere omaggio a questa aquila novantenne e l'australiano che ha il casco dipinto in tricolore con l'aquila sul retro e sul rosso la sagoma della sua terra. E la pioggia ci prova a smorzare l'entusiasmo ma non c'è niente da fare: siamo qui per far festa e non ce la faremo scappare. A mezzanotte le ultime note del rock dal palco si spengono ma non si spegne la voglia di stare insieme e sarà dura dormire fino quasi all'alba. E il risveglio è sotto una pioggia battente ma chissenefrega! E' stata una celebrazione come doveva essere e speriamo davvero che mister Colaninno abbia capito che la passione può far dimenticare anche le tecnologie esasperate made in Japan. Riprendo la strada sotto il diluvio ma non sono solo: in pratica è un'unica colonna di Guzzi che scende da Lecco verso Milano e nessuno si preoccupa se ci vorrà un'ora in più, nessuno sente il desiderio di mostrare agli altri che "lui ha più manico". E' un altro modo di sentirsi insieme, anche se non siamo seduti ad un tavolo con una birra davanti. E' un altro modo di sapere che condividiamo uno spirito "diverso": l'orgoglio per una tradizione, il piacere di andare dappertutto senza la frenesia della corsa ma col piacere delle "good vibrations" trasmesse dal bicilindrico dell'aquila.

lunedì 12 settembre 2011

Il telefonino selvaggio

Ho da tempo accettato l'idea che, con l'avanzare dell'età si diventa più insofferenti e brontoloni. E che la nostra pazienza sembra aver ristretto le sue capacità. Però ci sono occasioni in cui non ce la facio proprio ad essere tranquillo e paziente. Una di queste occasioni mi è capitata ieri sera (11 settembre 2011) ad un concerto di musica classica. Fondamentalmente mi considero un rockettaro ma non disdegno un buon concerto di classica se ne ho l'occasione. Ho sempre pensato che la classica abbia una sua sacralità che va rispettata. Se gli orchestrali sono tradizionalmente in completo scuro camicia bianca e cravatta scura (gli uomini) e in abito lungo o quanto meno semielegante (le donne) mi sembra logico che anche il pubblico dovrebbe indossare un abbigliamento di conseguenza. Pare però che negli ultimi tempi la cosa non sia poi tanto condivisa se mi è capitato di incrociare uomini attorno alla quarantina in bermuda e ventenni con jeans sdruciti e cappelletto stile baseball USA. Vabbè, chiudiamo un occhio! Ma dover sopportare per tutta la durata del concerto il lampeggiare di un telefonino o di un blackberry, mi dispiace ma proprio non lo sopporto. E mi sono trattenuto dal comunicare alle due persone telefoninodipendenti quello che pensavo di loro solo perchè ero in posizione abbastanza defilata rispetto a loro. Ma posso benissimo immaginare il fastidio di coloro che stavano a fianco o immediatamente dietro. Onestamente mi piacerebbe sentire dalla viva voce di queste due persone che tipo di piacere abbiano potuto trarre da una esecuzione piacevolissima della sinfonia n° 4 di Tchaikowsky se la loro attenzione era concentrata sul quadrante del maledetto apparecchietto. Badate che non sono un oppositore della evoluzione comunicativa ma penso che comportamenti del genere siano più lo specchio di una involuzione mentale.

giovedì 4 agosto 2011

La fortuna è cieca ...

ma la sfiga (antico detto) ci vede benissimo. Sabato scorso partenza di buon mattino per andare ad un raduno motociclistico vicino a Graz (Austria). Si prevede tempo incerto ma rock bollente e birra all'altezza della folla. La Romea alle 7 del mattino non è ancora intasata di vacanzieri e l'asfalto è stato rifatto da poco in molti punti per cui tutto procede bene fino a Venezia. Dall'uscita del passante di Mestre fino alla biforcazione dell'autostrada fra Udine e Trieste la mente ritorna a Bladerunner e alla famosa "ho visto cose che voi umani ...." Code infinite, tutti fermi, gente che è fuori dalle auto e guarda avanti come se si riuscisse a vedere un novello Mosè che apra la strada nel mare di traffico. In pochi minuti mi trovo insieme ad altri motociclisti a ricavarmi una corsia supplementare nel mezzo delle due file di auto ferme e bene o male riusciamo ad avanzare fino a trovare, finalmente, la strada libera. Passo Tarvisio e, come avevo giustamente calcolato, la lucina della riserva comincia ad occhieggiare: ne ho a sufficienza per raggiungere il primo distributore in territorio austriaco dove la benzina costa meno. Infatti faccio il pieno risparmiando un paio di euro e riparto. Percorro un paio di chilometri ed il motore comincia a dare problemi, in quinta non riesce ad andare oltre i 100 km/h. Procedo comunque sperando che sia solo un momentaneo problema di carburazione ma dopo un centinaio di chilometri, quando ormai la meta è solo ad una trentina di minuti di distanza, decido di fermarmi a rabboccare il serbatoio. E a quel punto la moto non ne vuole più sapere di ripartire. Provo di tutto, compresa una telefonata al mio amico meccanico Guzzi e su suo suggerimento smonto il serbatoio ed estraggo pompa e filtro benzina. Ripulisco a fondo e rimonto il tutto (e non è un laoretto facile). Niente da fare. L'addetto dell'area di servizio chiama il soccorso dell'Automobil Club Austriaco che arriva e prova a fare qualcosa senza successo. Proviamo anche a mettere in moto a spinta e in quel momento la sfiga decide di mettersi al lavoro con un po' più di impegno così mi ritrovo con la ruota posteriore forata. Chiamiamo un autosoccorso, mi porta la moto nel suo piazzale e trova il suo meccanico disponibile a lavorare di sabato. Smontiamo tutto ancora una volta. Alle 21 il ragazzo si arrende ma poi torna la domenica mattina mentre io passo la notte nel mio sacco a pelo in un furgone parcheggiato sul piazzale dell'autosoccorso, gentile concessione del titolare. La domenica mattina, esauriti tutti i tentativi decidiamo per la risorsa finale: svuotiamo il serbatoio e mettiamo benzina nuova. Miracolo!!! Il motore torna a girare alla perfezione. Il ragazzo mette due dita nel contenitore della benzina tolta dal mio serbatoio e scute la testa: c'è del gasolio mescolato alla benzina. Evidentemente qualcuno nell'area di servizio di Dreilaenderecke ha combinato qualche pasticcio. Me ne ritorno a casa incazzato nero nei confronti di Agip e allo stesso tempo chiedendo mille scuse alla mia moto per aver pensato che fosse un guasto suo ad avermi rovinato il fine settimana.

mercoledì 20 luglio 2011

San Gottardo

Sono passato per il san Gottardo una dozzina di volte - sempre ai primi di luglio - ed ogni volta ho rinunciato a fare la strada del passo, scoraggiato da nuvole che non promettevano nulla di buono. Ogni volta mi sono rassegnato a percorrere il lunghissimo tunnel che, con la sua aria calda e pesante, diventa ancor più soffocante e sembra non finire mai. Questa volta invece il sole splendeva anche in cima ed è stato con immensa gioia che ho lasciato l'autostrada ed i suoi tre kilometri di auto e camion in coda in attesa di entrare nel tunnel. Me la sono presa comoda, godendomi ogni tornante, fermandomi di tanto in tanto a fare qualche foto fino a quando non sono arrivato in cima, a 2100 metri di altitudine. Foto d'obbligo alla moto vicina al cartello stradale e ancora qualche foto alla vecchia strada che si percorreva fino ad una trentina di anni fa, quella che percorrevamo con i pullman quando facevo l'accompagnatore turistico. Le ricordo ancora le tante manovre - avanti un po' e poi indietro e poi ancora avanti e poi ... - in una decina di tornanti a passo di lumaca. Adesso è tutto più facile ma non meno suggestivo. Ragazzini scesi dalle auto per la foto di rito infilavano le mani nei cumuli di neve ai lati della strada e ragazzi e ragazze prendevano il sole sfidando il vento che soffiava forte. Poi ho cominciato la discesa ma come si faceva a non fermarsi a fotografare il torrente di acqua azzurra che scendeva fra le rocce per passare sotto un vecchio ponte di pietra, così simile ai tanti "ponti del diavolo" che popolano tante leggende? E come si fa a non rendere grazie a madre natura che ancora mi concede di andrmene in giro sulla mia moto a godermi le ampie viste che sarebbero precluse dall'abitacolo dell'auto?

lunedì 20 giugno 2011

Andare per strade statali.

Di ritorno da un raduno nei pressi di Mondragone (CE) sono passato per Avezzano e stavo dirigendomi verso il casello dell'autostrada che mi avrebbe portato a Pescara e poi verso casa. Ad un incrocio ho visto l'indicazione : "Pescara 130 km" ed era un cartello blu, non quello verde dell'autostrada. Ci ho pensato un attimo solo poi ho seguito quella indicazione. La strada statale 5 attraversa l'Appennino portandoti lungo tornanti piacevolissimi nel mezzo di monti che ti riportano in armonia con la natura. E mentre incrociavo sciami di "smanettoni" che procedevano in direzione opposta alla mia piegando le loro moto fino a sfiorare col ginocchio l'asfalto e poi ridando gas e facendo ruggire i cavalli dei loro motori, io mi godevo il brontolio del mio tranquillo bicilindrico Guzzi e la Pastorale di Behethoven dalle cuffie inserite nel casco. Ho attraversato paesini dove sembra che il tempo sia rimasto fermo anche se ci sono segni di modernità. Dove nel mattino inoltrato la gente si muove con calma nel mezzo della strada, vestita col vestito "buono" per andare a messa e guarda con curiosità il passaggio di una moto sconosciuta. E tu ti adegui e vorresti avere un motore silenzioso per non disturbare quella atmosfera di piccolo mondo. E poi ti capita un altro motociclista che procede poco più veloce di te e ti saluta dopo averti sorpassato. E poi guarda negli specchietti e capisce che fai la suya stessa strada e allora adegua la sua velocità alla tua e prima dei tornanti ti mostra la giusta traiettoria e ti permette in questo modo di goderti ancor più tuto quello che ti circonda, perchè non devi stare a preoccuparti di come sarà stretta la prossima curva. Peccato che nel centro di un altro paese lui prenda una direzione che non è la tua e ci sia solo il tempo di un veloce cenno di saluto. Peccato davvero! Sarebbe stato piacevole fermarsi a bere qualcosa insieme e scambiare quattro chiacchiere con la stessa calma con la quale abbiamo affrontato insieme un pezzo di strada. Ma vai avanti e l'unica cosa che ti viene in mente è che fra due automobilisti tutto ciò non sarebbe successo e sei felice di essere un motociclista.

martedì 31 maggio 2011

Come si fa ..

a non essere felici dopo questa tornata di elezioni amministrative? In tanti continuano a ripetere che, comunque, non cambierà nulla, che destra o sinistra sono tutti uguali, che pensano solo agli affaracci propri. Magari è vero. Magari ormai la classe politica di questo paese è fatta di gente che non riesce a scrollarsi di dosso le tentazioni della corruzione però ..... però ..... perchè non gioire se chi ha usato il linguaggio becero della prepotenza è stato sconfitto? Perchè non cogliere questo desiderio così sommessamente (mica tanto) espresso di una società meno impaurita e meno disposta a perdonare tutto alla prima zoccola di bell'aspetto che si è guadagnata una poltrona sotto (o sopra) le lenzuola del letto di uno "che conta". Riappropriarsi del concetto vero di meritocrazia significa bocciare le bellone di turno messe in lista a fare da richiamo per i rincoglioniti maschietti che non riescono a vedere più in là di un paio di tette rifatte e soprattutto significa cancellare ogni singola parola pronunciata dal ministro della pubblica (D)istruzione. E in piccolo, solo parzialmente, alla fine di questo mese di maggio, qualche milione di italiani l'ha fatto!!

giovedì 26 maggio 2011

Music was my first love ......

.. and it will be my last. La musica è stato il mio primo amore e sarà l'ultimo. Erano le parole di una canzone di John Miles nel 1985 che sentivo di amare particolarmente perchè le sentivo mie. La musica fa da colonna sonora alle mie giornate. Non importa che si rock o classica: ci sono momenti per l'una e per l'altra così come ce ne sono per i temi più dolci di cantautori italiani o stranieri. Ma non c'è nulla che possa eguagliare il piacere che mi dà la musica quando mi arriva attraverso le cuffie inserite nel mio casco mentre me ne vado in giro sulla moto per qualche centinaio di chilometri. Quando l'autostrada diventa noiosa "Born to be wild" o i Led Zeppelin o i Creedence aiutano tanto ma le sensazioni più belle arrivano quando si va lungo un fiume di montagna ombreggiayo dagli abeti con il ronfare del motore fra le gambe e magari le "Danze ungheresi" di Brahms nelle orecchie. Non c'è modo migliore per dimenticare il mondo e le sue brutture ..... almeno per una manciata di ore.


.. and it will be my last. There was a song with these words, a song I have always loved because it said something I could feel as mine. John Miles was the singer and it was 1985. Rock or classical doesn't matter. Music is the continuous soundtrack of my days but the moments that give me a sheer pleasure are those when the music I love comes to me through the earpads inside my helmet while I ride my bike for some hundreds of miles. Those are the moments when music helps me to overcome the thin boredom of the highway and increases the sheer pleasure of a winding mountain road. Is there an emotion that can compare to the elation I feel with the purr of the engine between my legs and the beat of "born to be wild" in my ears. Or riding along a mountain stream with the shadow of the trees and listening to Brahms's Hungarian dances?
There's no better way to get away from the world and all the evils that men do ........ at least for just a few hours.

venerdì 22 aprile 2011

Andare per raduni

Mi piace andare ai raduni dei motociclisti. Purtroppo il fatto che la mia signora non ami le moto e che si senta piuttosto in ansia ogni volta che sono via non aiuta molto questa mia passione ma un weekend ogni tanto riesco a strapparlo e allora via, a macinare chilometri dopo aver passato ore in internet alla ricerca del raduno "giusto". Ce n'è uno che mi vede ritornare ormai da più di dieci anni. Si svolge in un paesino sperduto nella campagna del Baden Wurttemberg nel sud della Germania. C'è un'atmosfera gioiosa, c'è buona - ottima irei - musica rock e ci sono bikers che ormai mi riconoscono da lontano e mi abbracciano calorosi ogni volta che mi vedono arrivare. E poi ci sono le bevute di birra dentro al tendone dove si svolge il concerto rock oppure fuori, all'aperto, intorno al grande fuoco che è d'obbligo nei raduni tedeschi. Ma soprattutto ci sono quei 1.500 chilometri da fare in due giorni rigorosamente da solo, con il ronfare del motore sotto la sella e la musica nel casco, godendomi i panorami della Svizzera o dell'Austria a seconda dell'itinerario che decido di seguire. E poi ci sono le strade sinuose attraverso la campagna ondulata e bellissima inframezzata da larghe macchie di boschi che mi fanno sentire in pace col mondo prima di buttarmi nel calore e nel rumore del raduno.

Le parole sensa senso

In questo paese ci sono parole che stanno velocemente diventando dei nonsense. Parole come serietà, coerenza, correttezza, vergogna sembrano non fare più parte del lessico di tutti i giorni, soprattutto del lessico di coloro che, essendo "eletti", dovrebbero essere di esempio per tutti i cittadini. Si cambia casacca politica con la stessa facilità con cui ci si cambiano i calzini: basta che qualcuno si faccia avanti con la giusta somma o la giusta "tentazione".
E in questo dimenticarsi dei valori dei nostri padri, la figura dominante sono quei genitori che buttano nel letto del padrone di turno le proprie figlie con il miraggio del facile guadagno grazie alla loro avvenenza. Non ci sono più molti "figli di puttana". Sono stati sostituiti dai "padri magnaccia".

mercoledì 16 marzo 2011

La cultura smarrita

Siamo un popolo che non ama la memoria storica.
Abbiamo dimenticato come è nata questa repubblica e ci dà quasi fastidio ricordare il sangue versato da tanti italiani per far sì che il sogno di una nazione unita, democratica e repubblicana potesse avverarsi.
E abbiamo dimenticato di essere un paese con una tradizione culturale di primissimo piano, una delle tradizioni culturali invidiate in tutto il mondo.
Abbiamo permesso ad un massone mafioso di imporre le sue televisioni abusive e con esse un modello culturale fatto di meschinerie, di comicità crassa e imbecille, di corpi seminudi e di disimpegno totale.
La ministra della diseducazione, questa finta secchiona che non ha nemmeno il coraggio di farci sapere il suo curriculum scolastico, sta completando l'opera del suo datore di lavoro.
Non c'è una volta che la signora non vada in televisione a sparare falsità con la sua faccina compunta da suorina mancata.
L'ultimo attacco agli insegnanti della scuola statale segue il solco tracciato dal puttaniere: il pericolo gravissimo continuerà a permanere finchè ci sarà anche un solo insegnante che farà il suo dovere di educatore e non di semplice trasmettitore di nozioni, il pericolo che in Italia ci sia ancora qualche mente pensante per conto proprio e non secondo lo standard televisivo del piduista.

domenica 6 marzo 2011

Più uguali

Da sempre, almeno così mi pare, una donna che si faceva pagare per offrire sesso veniva definita con vocaboli diversi ma nel migliore dei casi era una prostituta. Le cronache politiche di questi tempi hanno riempito pagine e schermi televisivi con la descrizione delle attività sessuali del nostro premier che ha beneficiato (almeno così sembra) delle prestazioni di un certo numero di "escort", ovviamente a pagamento. Guai a chiamarle prostitute! Sembra quasi che facciano un altro mestiere. E a me torna in mente George Orwell che nella "Fattoria degli animali" descrive la presa di potere della fattoria da parte degli animali; a poco a poco la leadership degli animali viene assunta dai maiali i quali impongono un nuovo principio : "tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri".
Ecco. Io mi chiedo: che cosa trasforma una puttana in una escort?
La sua bellezza? La sua furbizia? L'aver trovato la persona giusta che l'ha introdotta (termine scivoloso, me ne rendo conto) nel giusto ambiente?
Oppure una famiglia che non si vergogna di avere una figlia che si prostituisce, anzi ne va quasi fiera?
Perchè in realtà, a quanto pare, la maggiore o minore dignità riconosciuta a chi pratica il mestiere più antico del mondo, dipende esclusivamente dal "utente finale".

sabato 5 marzo 2011

Hi there, the world

Maybe I'm a little bigheaded!! Maybe adressing the whole world is a bit too much?

Anyway, welcome to anybody who will stop here for a minute or so and care to read my writings.

Lately I've realized that as age is stepping onward the irritating sensation that days are getting shorter month by month and year by year is catching more and more on me. And because of that I'm creating new interests to fill my days even more. It's like a snake biting its tail!

Probably it all depends on that thin fear that's creeping inside of me: the fear that I won't be given time enough to do all the things I'd like to do. And i know that I will have to cope with this fear day by day and most of all surrender to the fact that time can't be stopped.

How irritating !!! Don't you think so? :))

Ciao mondo!

Se qualcuno avrà l'impressione di aver già visto questo titolo dico subito che usavo un altro blog ma non mi soddisfava per cui sono "emigrato" qui. E adesso partiamo.

Caspita! Il mondo!! Non sarà un po' esagerato? In ogni caso, benvenuto a chiunque avrà voglia di fermarsi su queste righe per qualche minuto. E siccome qualche "amico/a" ce l'ho anche fuori dell'Italia mi sembrerà giusto scrivere le stesse cose anche in Inglese.

Mi sto rendendo conto che con l'avanzare dell'età avanza questa irritante sensazione di giornate che diventano un po' più corte di anno in anno. E spinto da questa sensazione non faccio che crearmi nuovi stimoli a fare cose diverse e il risultato è che le giornate sembrano ancora più corte.

Probabilmente tutto ciò dipende da quella sottile paura che si è insinuata in me: il timore di non riuscire a fare tutte le cose che mi piacerebbe fare. E con questo timore so che dovrò continuare a fare i conti di giorno in giorno e soprattutto rassegnarmi al fatto che non si può fermare il tempo.